Conversazione con Antti Kotilainen

24 aprile 2013

© Studio Antti Kotilainen

Tra le novità del 2013, Arper presenterà Aava: una forma evocativa valorizzata dal calore del legno. La sedia Aava è stata progettata dal Design Office Antti Kotilainen, uno studio di Helsinki specializzato nella progettazione di mobili, design di prodotti e ideazione di visual concept completi. In quest'intervista Arper si confronta con Antti Kotilainen sull'utilizzo del legno nel suo lavoro e sul suo più recente progetto: Aava.

© Marco Covi

Qual è l’approccio dello studio alla progettazione?
Il lavoro di progettazione si basa, in modo quasi intrinseco, sull'osservazione. Un designer osserva l'ambiente che lo circonda, le proprie emozioni ed esperienze di vita, oltre al lavoro che sta realizzando. Solo guardando con attenzione il mondo circostante – facendo riferimento sia alla cultura che alla natura – un designer può ideare dei prodotti capaci di valorizzare un ambiente ed essere usati da persone anche molto diverse tra loro.

Qual è la filosofia dello studio nella progettazione dei mobili?
Tutti i mobili si ispirano alle proporzioni del corpo umano per definire dimensioni e gestalt di base. Progettare mobili significa comunicare: mediare le emozioni umane, mescolarsi con loro, e creare un’atmosfera che le faccia fiorire. Un po' come fa la musica.

Qual è l'idea di fondo di Aava?
L’intento della collezione era di progettare una seduta che fosse perfettamente adattabile a differenti tipologie di base - sia dal punto di vista funzionale e tecnico sia da quello estetico. Inoltre volevo che la sedia non avesse punti di giunzione. Desideravo creare un elemento che risultasse attraente sia da solo, per la sua forma, sia in gruppo, insieme ad altri elementi identici.

Quale motivazione ha condotto all’utilizzo del multistrato come materiale?
Curvare, piegare e modellare il multistrato è un'esperienza che avevo ripetutamente esplorato nei miei precedenti lavori. Il multistrato dà al designer una libertà quasi infinita di scolpire il legno in forme che, in natura, non assumerebbe mai. La variazione dello spessore conferisce più carattere e vivacità alla forma. Nel contempo assicura all'oggetto plasmato la forza necessaria nei punti in cui serve una maggiore resistenza.

Qual è la tua etica di design?
Credo che un argomento sia molto più convincente se detto sottovoce piuttosto che urlato. Se un designer ha la pazienza di ricercare per i suoi prodotti un tratto morbido ed equilibrato, è più probabile che ottenga un ottimo consenso da parte del pubblico.

Quali sono le qualità che contraddistinguono il “buon design”?
Di solito un buon design si esprime con linee naturali, spontanee e chiare, non disgiunte da praticità e comodità. Quando il processo produttivo e l'uso del prodotto diventano un tutt'uno con la forma ideale, si ha l'impressione di trovarsi di fronte a qualcosa di inevitabile e perfetto. Come lo è, ad esempio, una semplice graffetta.

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