Blautopia: quando la rinascita è blu

11 novembre 2020

La suggestiva casa-ufficio di Matthias Horx nella campagna vienneseLa suggestiva casa-ufficio di Matthias Horx nella campagna viennese

Matthias Horx è il fondatore dello Zukunftsinstitut (Future Institute), dal 1998 uno dei più importanti think-tank tedeschi di ricerca e consulenza sulle macro-tendenze strategiche per la società e l'economia di domani. L'obiettivo principale dell'Istituto è rendere comprensibile il cambiamento e vedere il futuro come un'opportunità. 25 esperti tra sociologi, pensatori sistemici, neuroscienziati e psicologi sono insieme per sviluppare un "futurismo umanistico", che riflette e anticipa il cambiamento, non solo dal punto di vista tecnologico o economico, ma da quello dell'essere umano. Con le parole di Horx: “per sviluppare un esistenzialismo futuristico”.

Lo Zukunftsinstitut ha sviluppato una mappa di quei Megatrend che hanno plasmato il nostro tempo, dagli affari alla politica, dalla tecnologia alla cultura, consentendo di valutare i cambiamenti nelle diverse aree della società. Nonostante si tratti di valori e abitudini che mutano lentamente, la pandemia da Covid19 ha accelerato alcune trasformazioni: “una crisi come questa da Coronavirus sta spostando i Megatrend 'classici'”, spiega Horx, “quali l'individualizzazione, la globalizzazione, la connettività, l'urbanizzazione e l'accelerazione in un'altra direzione. È il momento in cui i paradossi della nostra civiltà diventano visibili e mutevoli. Decollano i cosiddetti 'MeTatrends', ovvero le strutture di sintesi di domani. Ad esempio, la 'GloKALization', la fusione di Global + Local, o la 'RURbanization', la fusione della vita urbana e di villaggio (rurale). O ancora il 'REAL-Digital', la nuova alleanza tra digitale + analogico. In questa crisi, abbiamo sperimentato la nostra dipendenza dalla Natura, dai sistemi e dalla società. Questo ha cambiato molte menti. Ha posto al centro della nostra attenzione la domanda su come vogliamo vivere in futuro. Ci ha reso più consapevoli, in senso buono. Ci fa interrogare sul senso del design, sia a livello percettivo che di obiettivi; su quanto esso sia in grado di collegarci alla Natura, a noi stessi, alla società e all'ambiente; su quale sia il messaggio e la sua narrativa”.

Matthias Horx. © Klaus Vyhnalek© Courtesy Matthias Horx. © Klaus Vyhnalek

L'Ecologia Blu

Lo stretto rapporto tra Covid19 e l'inquinamento del Pianeta pone la sostenibilità come ancora più urgente nell'agenda globale. “Trovo che sostenibilità sia una parola noiosa”, continua Horx. “Odora di stasi. Preferisco qualcosa come 'adattamento dinamico', come nella Natura reale, come nella vita ad alta intensità. Credo in una sorta di ecologia 'blu', dove tecnologia, Natura, bisogni e gentilezza dell'uomo si uniscono e creano nuovi sistemi dinamici. Il blu è il colore del Pianeta, il colore del domani. L'ecologia blu non è, come l'ecologia verde: una storia di astinenza e di senso di colpa. È dinamismo, utopia. Come ha detto Bjärke Engels: 'crea possibilità, non limitazioni!'”.

Horx, nel saggio “Die blaue Revolution”, ci pone una domanda. Che cos'è e quando avviene un cambiamento epocale? Quando tutto cambia: economia, cultura, politica, l'intero sistema di valori, il pensiero e persino la percezione del mondo da parte delle persone. È avvenuto, ad esempio, nel passaggio dal Medioevo all'età moderna, o tra il 1850 e il 1900, quando la società industriale ha sostituito quella agricola. Avviene quando non riconosciamo il mondo e nemmeno noi: perché il vecchio non si è ancora fermato e il nuovo non è davvero iniziato. Ed è esattamente dove siamo oggi, ci dice Horx: nel passaggio dall'età industriale a quella ecologica.
La domanda da porsi quindi è: come viene percepita e culturalmente codificata l'ecologia? Come mera conservazione della Natura o restrizione delle azioni umane? O piuttosto come apertura e liberazione: come progresso in un nuovo codice di senso?

Le origini del “Verde”, del pensiero ecologico, possono essere fatte risalire al romanticismo dell'inizio del XIX secolo, formulato dall'universalista Alexander von Humboldt, che prevedeva gli effetti dell'industrializzazione sulla Natura. Il movimento ecologico ha avuto il suo zenit durante il boom economico occidentale negli Anni 60 e 70 del XX secolo. Questo pensiero ecologista è fondato su tre ideologie di base: scarsità di materie prime e di risorse che limitano le attività umane, la romanticizzazione della Natura, vista  come mondo ideale e con l'idea del debito verso l'ambiente. È un modo di pensare che produce logiche di colpa e scarsità che rendono il “verde" come auto-negazione.

La visione “Blu” proposta da Horx non concepisce l'ecologia come rinuncia, ma come piacevole liberazione dall'eccesso. Il blu è il colore dell'orizzonte, dell'atmosfera, del mare aperto e anche del tecnologico. Ma non si tratta di una tecnologia miracolosa, quanto relativa a sistemi intelligenti che ridefiniscono la relazione tra ambiente e tecnologia stessa. E che aiutano a “comprendere la Natura in modo più profondo, nella differenza tra efficacia ed efficienza: parole che suonano allo stesso modo, ma che significano qualcosa di completamente diverso”.

Efficienza vs efficacia

“L'efficienza”, spiega Horx, “è il tentativo di ottimizzare un (sotto) sistema. Ottenendone sempre di più. Questo inevitabilmente spinge il sistema stesso e i suoi adiacenti verso l'entropia”. La Natura è invece efficace: “le eccedenze che emergono costantemente vengono compensate. Un albero non è un maestro della produttività, la fotosintesi è più un processo lento, come lo è la crescita, ma è collegato al suo ambiente attraverso diversi cicli, sintesi, simbiosi e cooperazioni”. L'ecologia blu vede il suo compito nel ridisegnare il principio dell'efficacia dinamica tra uomo, Natura e tecnologia.

Nel suddetto saggio, Horx porta molteplici esempi di cooperazioni dinamiche e simbiotiche. Come le reti di produzione di energia decentralizzate, in cui lavorano insieme milioni di case: piccole centrali elettriche che lavorano come in un organismo cellulare. In meno di dieci anni, sono emersi in Germania quasi 2 milioni di produttori di energia solare ed eolica. E la quota della produzione mondiale è aumentata di cento volte in soli 20 anni. Ogni giorno il Sole porta sulla superficie della Terra centomila volte più energia di quella che l'umanità può usare. Solo l'1% della superficie terrestre irradiata sarebbe sufficiente a fornire tutta l'elettricità necessaria. Per questo e per il rapido calo nei prezzi delle celle fotovoltaiche, si stanno costruendo enormi centrali solari in tutto il mondo. Nel 2025, queste saranno in grado di fornire l'energia equivalente a 1000 centrali nucleari.

Il ruolo dei materiali

La tecnologia dei materiali innovativi giocherà un ruolo chiave nell'Ecologia Blu del futuro. E una risorsa è fornita dalla chimica molecolare, capace di creare altre molecole da quelle esistenti. E quindi un "materiale problematico", quale la Co2, può essere trasformato in fibra di carbonio per film ad alta resistenza, combustibili o perfino proteine digeribili (vedi solar foods). Così il carbonio, elemento costitutivo di base di tutte le sostanze organicamente reattive, potrà produrre combustibili poco costosi. Analogamente l'idrogeno come energia propulsiva a partire dall'acqua. 

La plastica rovinerà il pianeta? “In un mondo 'cradle-to-cradle'”, continua Horx, “saremo sempre in grado di realizzare nuovi materiali sintetici dalla plastica, senza produrre brutti dissuasori di parcheggio! Questo si chiama upcycling. Tutto ciò che utilizziamo viene compostato e quindi restituito al ciclo biologico od ordinato secondo la struttura molecolare. Ciò richiede flussi di materiale più intelligenti. E ciò sarà possibile quando l'agire ecologicamente per vantaggi personali sia sincronizzato con i vantaggi per la Natura. Passeremo da essere suoi parassiti a utili simbionti. […] Michael Braungart, l'apologeta del movimento Cradle-to-cradle, lo chiamava 'intelligent waste': attraverso cerchi sempre più ampi di produzione intelligente e materiale di ritorno, creiamo una presenza umana che non danneggia la Natura, ma la utilizza”.

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