Come sta cambiando il modo di lavorare in questa fase di ripresa, ma con ancora la pandemia in corso? Ciascun ambito professionale risponde in maniera più o meno creativa a questa formula mista tra home working e in ufficio. Chi anche subendola, perché il distanziamento fisico non corrisponde ai normali processi di produzione e di relazione tra le persone. Tuttavia, l'accelerata tecnologica e digitale che il confinamento domestico ha imposto apre la possibilità a nuove sperimentazioni progettuali. Chiediamo a professionisti di diversi ambiti dell'arte e del design quali scenari lavorativi stanno vivendo e che cosa intravedono nel prossimo futuro.
I Beatrice Galilee,
Curatrice e critica design,
executive director The World Around
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Il mio lavoro non è così cambiato, tranne gli incontri lavorativi attraverso video call, più efficienti. Credo che in futuro i meeting in persona diventeranno davvero “premium”, selezionati. La frequentazione del vicinato ha invece trovato una nuova forza, incentivando le relazioni, anche lavorative, e la volontà della comunità di supportare le attività di quartiere, percependo lo spazio pubblico come un'estensione della propria casa. Nella produzione di eventi culturali, credo che si implementerà il modello misto: una piccola percentuale di persone in presenza, fondamentale per avere il feedback qualitativo, insieme alla programmazione online per raggiungere un pubblico più vasto.
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II Alberto Lievore,
Architetto e cofounder
Lievore + Altherr Désile Park
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Nel lavoro di architetto, il faccia a faccia è essenziale perché valutiamo e correggiamo costantemente modelli e prototipi su scala reale; ciò che la presenza tra le persone trasmette è impossibile rifletterla sullo schermo. Non credo in un futuro digitale assoluto. La qualità e la velocità del faccia a faccia supera la telematica in un rapporto di 3:1. Inoltre, lavorare da casa rende la nostra attività lavorativa molto più lunga nel tempo. Non dubito dei vantaggi delle nuove tecnologie come strumento, ma non come mandato.. |
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III Jessica-Christin Hametner,
Direttrice OnOffice
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Il cambiamento più grande che ho visto è il senso di apertura al cambiamento: uno spirito di innovazione nella comunità creativa. Le accelerazioni portate dal digitale sono state continuative. OnOffice è diventata una rivista anche online, consentendoci di entrare in contatto con più lettori in tutto il mondo. E se prima il lavoro da casa implicava un certo stigma, oggi è diventato un'opportunità che porta freschezza e trasformazione alle strutture e spazi di lavoro tradizionali. Spero che alcuni di questi cambiamenti possano diventare la nuova norma attesa da tempo. |
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IV Lorenzo Palmeri,
Designer e musicista
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Nella musica il lockdown ha accelerato processi già in atto: progetti professionali di gruppo, a distanza e con strumenti tecnologici domestici. È cambiato anche l'atteggiamento: più dialogo reciproco sin dalla fase compositiva, con una condivisione più fluida dei processi creativi. Ci siamo riavvicinati a interessi e idee in standby, con una diversa mente progettuale. E con la sensazione che tutto del recente passato sia fermo e vetusto: un'ottima occasione per cercare linguaggi e oggetti più adeguati alla realtà. |
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V Davide Dato,
Etoile Opera di Vienna
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Il contatto fisico è imprescindibile nella danza, dalla fase di prove alla produzione teatrale, alla performance in teatro. Alla Scala di Milano stanno creando uno spettacolo in cui l'orchestra è a distanza e i danzatori ballano mantenendo le distanze. La sperimentazione tecnologia può aprire nuove strade nella danza classica. Tuttavia per me non è una direzione realistica: non si può prescindere dal contatto fisico e dall'interazione reciproca tra i danzatori, perché è passaggio vitale di energia.
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