Obiettivi per uno sviluppo sostenibile

10 novembre 2020

Introduzione

Parlare di sostenibilità è superato. A livello planetario organizzazioni politiche, Governi e associazioni industriali sono al lavoro per proporre modelli di sviluppo compatibili con l’ambiente e la tutela alle persone. Portando avanti la ricerca di soluzioni e tecnologie per mitigare le profonde ferite inferte al nostro Pianeta. Ciò che più stupisce è l’assoluta coerenza di programmi e progetti, alle scale e negli ambiti più diversi: dalla politica alla ricerca, dal design alla produzione. Consapevoli che questa è l’ultima chance, ora dobbiamo capire quali modelli di sviluppo sono a prova di futuro.

© Courtesy Centro Nazionale di Informazione delle Nazioni Unite© Courtesy Centro Nazionale di Informazione delle Nazioni Unite

I Gli obiettivi 2030 per
193 Paesi delle Nazioni Unite

L’Agenda 2030 per lo Sviluppo Sostenibile è un programma d’azione per la prosperità di persone e Pianeta sottoscritto nel settembre 2015 dai governi dei 193 Paesi membri dell’ONU. Comprende 17 Obiettivi per lo Sviluppo Sostenibile – Sustainable Development Goals, SDGs – all’interno di un programma generale d’azione pari a un totale di 169 ‘target’ o traguardi. L’avvio ufficiale degli Obiettivi per lo Sviluppo Sostenibile ha coinciso con l’inizio del 2016, guidando il mondo sulla strada da percorrere nell’arco dei successivi 15 anni: i Paesi, infatti, si sono impegnati a raggiungerli entro il 2030.

I 17 Goals fanno riferimento a un insieme di questioni chiave, che prendono in considerazione le tre dimensioni dello sviluppo sostenibile – economica, sociale ed ecologica – e mirano a porre fine alla povertà, a lottare contro l‘ineguaglianza, ad affrontare i cambiamenti climatici e a costruire società pacifiche che rispettino i diritti umani. In questo contesto, anche l’Unione Europea è impegnata nel recepimento e definizione dei principi dell’Agenda 2030. La Commissione Europea, durante il discorso di apertura della seduta plenaria del Parlamento europeo, presieduta da Ursula von der Leyen, nel luglio 2019, ha presentato un ricco programma d’azione da realizzare in cinque anni, in cui emerge la volontà dell’Unione di raggiungere gli obiettivi di sviluppo sostenibile, anche in relazione all’accordo di Parigi sui cambiamenti climatici, preparando il terreno per una strategia globale dell’UE per gli anni 2019-2024.

Arper Living System/ Limiti della cittàArper Living System/ Limiti della città

II Sustainable Development Report
mappa i target dell’ONU

Quali sono gli obiettivi in termini di sviluppo sostenibile dei paesi del mondo e quali i progressi nel loro conseguimento è ciò che stabilisce l'annuale rapporto Sustainable Development Report (SDR2020), curato dal Sustainable Development Solutions Network (SDSN) e la fondazione Bertelsmann Stiftung. Network istituito dal Segretario generale dell'ONU Ban Ki-moon nel 2012.

Il rapporto SDR2020 ha confermato che tra il 2015 e il 2019, la comunità globale ha compiuto considerevoli progressi sugli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile definiti dall’ONU. Il progresso varia da un obiettivo all’altro, tra uno Stato o una Regione all’altra. Come negli anni precedenti, i tre Paesi Nordici – la Svezia, la Danimarca e la Finlandia – sono ai primi posti della classifica, ma nessun Paese è sulla buona strada per raggiungere tutti gli OSS. La pandemia avrà probabilmente gravi effetti negativi sulla maggioranza degli stessi obiettivi a breve termine – in particolare sull'OSS 1 (Povertà Zero), l'OSS 3 (Salute e benessere), e l'OSS 8 (Lavoro dignitoso e crescita economica) – amplificando gravemente le disparità di reddito e altre forme di disuguaglianza. I lati positivi in questa prospettiva sono invece i ridotti impatti ambientali a causa del calo dell'attività economica. Un obiettivo chiave per il futuro sarà quello di ristabilire l'attività economica senza riproporre modelli economici superati e il degrado ambientale che essi hanno causato.

© Wolfgang Glöckl© Wolfgang Glöckl

III L’Europa lavora al Green Deal
per una completa decarbonizzazione

Dalla scala mondiale a quella europea, il piano pluriennale del Green Deal rappresenta un intervento epocale, che va ben oltre una strategia ambientale ed energetica. Il programma prevede tre linee d’azione: la riduzione delle emissioni, l’abbattimento dei consumi inteso come efficienza energetica e l’aumento dei consumi da quota rinnovabile. Il primo step del Green Deal è stato quello di riposizionare al 2030 gli obiettivi sulle tre linee riferite al Piano Energia e Clima; passaggio di per sé molto sfidante. Al 2050, il piano prevede di arrivare a una economia neutra dal punto di vista delle emissioni e a una piena decarbonizzazione delle produzioni. 

Un altro tema fondamentale è quello degli investimenti, con la messa in atto di misure – tema già in discussione a livello europeo – che facciano da leva agli investimenti privati. Tutti i settori sono coinvolti in questo grande programma, con declinazioni e accenti diversi. Uno di quelli maggiormente seguiti dalla Commissione è il mondo delle costruzioni.
L'UE fornirà sostegno finanziario e assistenza tecnica per aiutare le persone, le imprese e le regioni europee più impegnate nel passaggio all'economia verde. Si tratta del cosiddetto "meccanismo per una transizione giusta", che contribuirà a mobilitare almeno 100 miliardi di euro per il periodo 2021-2027 negli Stati maggiormente coinvolti da progetti ad ampio raggio.

Arper Living System/ Transizione gradualeArper Living System/ Gradual transition

IV Plastic free, una lotta planetaria

Se prima del lockdown la plastica e derivati, soprattutto monouso, erano sotto l'occhio del ciclone grazie a imminenti leggi che, in vari paesi del mondo, ne sospendevano o disincentivavano l'uso, oggi a causa dell'emergenza sanitaria, molti provvedimenti legislativi o decisioni prese dalle grandi aziende sono procrastinate.  L’associazione europea dei produttori, PlasticsEurope, sta supportando la ricerca, le politiche pubbliche di contenimento di utilizzo e produzione delle materie plastiche, nonché la condivisione di best practice. L’Europa, infatti, è il continente che ricicla più plastica: nel 2018 se ne è riciclata il 42%, contro la media mondiale del 19,5% (25% in USA, invece).

L’Unione Europea si è data l’obiettivo di raggiungere un tasso di raccolta della plastica da destinare al riciclo del 90% entro il 2029; le bottiglie di plastica dovranno avere un contenuto riciclato almeno per il 25% entro il 2025, e almeno per il 30% entro il 2030.
A livello mondiale, un consorzio di circa 40 aziende leader di mercato ha, inoltre, costituito l’Alliance to End Plastic Waste che rappresentata da aziende multi brand, produttori e trasformatori di materie plastiche e società specializzate nella gestione dei rifiuti. L'Alleanza ha l’obiettivo di investire 1,5 miliardi di dollari nei prossimi cinque anni per contribuire a eliminare i rifiuti di plastica nell'ambiente.

Adell chair, courtesy of Studio Lievore + Altherr Désile Park, © Salva LopezAdell chair, courtesy of Studio Lievore + Altherr Désile Park, © Salva Lopez

V Economia circolare in Italia
secondo il Rapporto GreenItaly 2020

GreenItaly  è una ricerca che viene condotta annualmente dalla Fondazione Symbola sul valore della Green Economy. Il rapporto verifica quanto l’Italia sia in grado di cogliere le grandi sfide ambientali puntando su innovazione e ricerca, sviluppando il valore economico delle imprese e del Paese. 

Secondo l’indagine svolta da Symbola e Unioncamere nel mese di ottobre 2020 su oltre 1000 imprese manifatturiere di cui quasi 5.500 addetti, chi è green è più resiliente e sta superando meglio questo momento di crisi sanitaria. Tra le imprese che hanno effettuato investimenti per la sostenibilità, il 16% è riuscito ad aumentare il proprio fatturato, contro il 9% delle imprese non green. Periodo difficile comunque, ma in misura più contenuta: la quota di imprese manifatturiere il cui fatturato è sceso nel 2020 di oltre il 15% è dell’8,2%, mentre è stata quasi il doppio (14,5%) tra le imprese non eco-investitrici. Il vantaggio competitivo delle imprese eco-investitrici si conferma in un periodo complesso anche in termini occupazionali (assume il 9% delle green contro 7% delle altre) e di export (aumenta per il 16% delle prime contro il 12% delle seconde). Questo perché le aziende eco-investitrici innovano di più (73% contro 46%), investono maggiormente in R&S (33% contro 12%) e utilizzano o hanno in programma di utilizzare in misura maggiore tecnologie 4.0. Nonostante l’incertezza del quadro futuro, le imprese dimostrano di credere nella sostenibilità ambientale: quasi un quarto del totale (24%) conferma eco-investimenti per il periodo 2021-2023


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Arper Living System/Chronology of nature – The desert clock Arper Living System/Chronology of nature – The desert clock

La filiera dell’arredo dovrà riuscire a rispondere efficacemente alla domanda di nuove soluzioni che integrino design, sostenibilità e tecnologia per adeguare gli spazi alle nuove esigenze di multifunzionalità (dallo smart working alla didattica a distanza). Le imprese stanno lavorando al cambiamento, mostrando un approccio maturo alla sostenibilità e al design: dall’uso di materiali certificati, riciclati e riciclabili, ai processi di logistica e produttivi, sempre più efficienti e sostenibili e con minori scarti, di cui sempre più spesso riciclati.

Per questa ragione Assarredo, l’associazione di FederlegnoArredo che rappresenta i produttori di arredamento, ha infatti mantenuto inalterati gli obiettivi di progetto legati alla sostenibilità, precedenti alla pandemia: la transizione sostenibile annunciata dalla UE sarà un’opportunità di sviluppo e competitività per l’intera filiera. Come di recente confermato da Claudio Feltrin, neoeletto presidente di FederlegnoArredo e presidente Arper:  "l'Associazione dei produttori si trova ben posizionata rispetto ai temi chiave della sostenibilità. Tra le associazioni di categoria (Assarredo, Assopannelli, Assoluce, Assolegno, Assotende, Assoufficio, Assobagno, Asal, Assoimballaggi) esistono numerosi esempi virtuosi di iniziative già avviate in questo campo così come esistono, a livello di filiera, molti progetti innovativi e di successo tra le aziende associate. In Europa, FLA è tra le associazioni più ampie orizzontalmente e verticalmente, il che rappresenta una sfida per l’eterogeneità dei settori rappresentati, ma anche un’opportunità per la condivisione e l’applicazione di iniziative integrali a tutto il settore".

Arper Living System/Vertrical Greenway-Structural IntegrityArper Living System/Vertrical Greenway-Structural Integrity

VI HOK affida ad un vademecum
la coscienza ambientale dei progettisti

Lo studio HOK è tra le più grandi realtà di progettazione architettonica, ingegneria e interior design degli Stati Uniti; ne fanno parte oltre 1800 professionisti sparsi nei 23 uffici presenti negli Stati Uniti, Canada, Cina, Regno Unito, India e negli Emirati Arabi Uniti, con uffici associati in Olanda, Belgio, Spagna, Francia e Italia. 
Anica Landreneau, Director of Sustainability della società di progettazione ha presentato un elenco di buone pratiche per architetti, per progettare soluzioni che migliorino l'ambiente, con una particolare attenzione per coloro che vivono nelle comunità più vulnerabili. Compaiono anche indicazioni inaspettate: “piuttosto che ridurre la densità urbana”, indicano le best practice dello studio californiano, “i pianificatori e gli architetti devono cercare soluzioni - già poste in atto in città come Hong Kong e Seoul - che mitighino la diffusione del contagio mantenendo i vantaggi simbiotici ambientali ed economici delle aree urbane”. E continua: “dobbiamo aiutare i clienti a scegliere di sviluppare responsabilmente quartieri densi, diversificati, orientati al transito e percorribili a piedi. E dobbiamo dare a tutte le persone l'accesso ad alloggi a prezzi accessibili, spazi verdi pubblici e la possibilità di vivere in microclimi confortevoli e con aria salubre. Integrando strategie olistiche per l'edilizia sana come quelle del WELL Building Standard”. Secondo HOK, i progettisti possono quindi aiutare i clienti e le comunità a comprendere l’enorme vantaggio di lavorare sulla sostenibilità e la tutela delle persone e del Pianeta, attraverso nuovi modelli di profitto.

Aston Club chair by Jean-Marie Massaud. © Photo by Salva LopezAston Club chair by Jean-Marie Massaud. © Photo by Salva Lopez

VI Dall’efficienza al benessere,
un nuovo obiettivo per la progettazione

Il complesso sistema della sostenibilità negli ultimi anni si è evoluto per spostare l’interesse dalla mera efficienza energetica al benessere di chi abita edifici dal basso impatto ambientale. È diventato a tutti evidente come non sia sufficiente che un’architettura o uno spazio siano energeticamente efficienti, quanto che siano anche confortevoli e sicuri. Su questi temi lavora il protocollo WELL, la certificazione ambientale volontaria, gestita dall’International WELL Bulding Institute (IWBI), ponendo al centro dell’attenzione la salute e il benessere mentale di chi occupa uno spazio costruito. Come per la certificazione ambientale volontaria LEED, sono sette gli aspetti che il protocollo WELL valuta e certifica: il benessere psicofisico, il comfort, il movimento fisico, la luce, l’alimentazione, la gestione di acqua e aria. Molti sono gli studi scientifici che negli ultimi anni hanno confermato che la qualità dell’aria e della respirazione possono potenziare le abilità cognitive; che il corretto utilizzo dell’illuminazione comporta un miglioramento comportamentale e metabolico; che la gestione delle temperature influisce sulle performance lavorative; che gli indicatori di stress reagiscono a determinati impulsi cromatici; che il sistema uditivo, se disturbato, comporta un rendimento professionale peggiore e che la sedentarietà è un’importante causa di decesso.

Sede di Arper ad High Point in North Carolina © Photo by Bryan ReganSede di Arper ad High Point in North Carolina © Photo by Bryan Regan

VI Negli States si pensa green
anche nella filiera dell’arredo

Il Sustainable Furnishings Council è un’associazione di produttori, rivenditori e designer impegnati a sensibilizzare e ampliare l'adozione di pratiche sostenibili nel settore dell'arredamento. “La nostra missione”, racconta Susan Inglis, executive director, “è aiutare le aziende a ridurre il loro impatto ambientale e, al contempo, aiutare i consumatori a trovare arredi sostenibili lungo il loro percorso di acquisto. Per raggiungere questi obiettivi, forniamo le migliori opportunità di informazione e formazione, promozione e networking. Lavoriamo sulla comunicazione per aumentare l'interesse dei consumatori per arredi sicuri per l'ambiente e promuoviamo lo sviluppo di percorsi sostenibili”.

“Siamo consapevoli”; continua Inglis, “che non sarà possibile ridurre le emissioni di CO2 senza prima ridurre la quantità di nuovo prodotto che realizziamo con nuovi materiali e modificare le nostre abitudini di consumatori. Il Sustainable Furnishings Council sta lanciando un’iniziativa rivolta ai rivenditori - What’s it Made of? - per promuovere il loro ruolo di distributori di prodotti sostenibili”. Questo programma è ideato per rendere esplicita e facilmente comprensibile la composizione dei mobili che vengono distribuiti sul mercato, informando i clienti sulla presenza di sostanze chimiche nocive, ancora molto diffuse, come alcuni ritardanti antifiamma, prodotti antimacchia o la formaldeide. Con questa iniziativa l’Associazione vuole supportare la trasparenza nelle catene di approvvigionamento e stimolare i processi dell'innovazione privi di sostanze nocive per la salute dell’uomo e dell’ambiente.

Fasi della produzione nella sede di Arper ad High Point, in North Carolina © Photo by Bryan ReganFasi della produzione nella sede di Arper ad High Point, in North Carolina © Photo by Bryan Regan

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