03 gennaio 2011
© Studio Pengelly
In collaborazione con Arper, il designer londinese Simon Pengelly interpreta ed elabora la filosofia di Arper e la sua idea di design per creare un sistema di tavoli e uno sgabello, Nuur e Babar. Nuur (2009) interpreta la forma archetipa di un tavolo: è dotato di quattro gambe d’angolo, quattro elementi di collegamento e un piano ed è proposto in varie dimensioni, adattandosi alle funzioni e agli ambienti più diversi.
© Studio Pengelly
Babar (2006) rivela uno spirito giocoso e sofisticato che cela una straordinaria complessità tecnica. La sua flessibilità permette varie soluzioni di seduta negli ambienti più diversi. Entrambe queste creazioni nascono dal concetto di design di Pengelly.
© Studio Pengelly
Simon Pengelly e il suo concetto di design:
Credo che gli inglesi esprimano con fatica le profondità del loro pensiero, quasi fossero imbarazzati da un’attività così auto indulgente, e io non faccio eccezione. Questa reticenza nell’esprimersi tende a condizionare anche il modo in cui i pensieri vengono manifestati nel mondo, per cui si potrebbe dire che svolge un’influenza positiva nell’articolazione del processo che trasforma i pensieri in prodotti. Una certa misura di “quiete”, possibilmente sopra tutto il resto, è la qualità fondamentale dei prodotti migliori. Questi non seguono la moda, ma possiedono caratteristiche che sono frutto di una visione profonda della funzionalità, della materialità, dell’ambiente, dell’intuitività e della familiarità, senza alcuna necessità di gridare. Ci sono poche cose per me più interessanti della possibilità di influenzare il mercato con un design quieto: un’affermazione che a molti potrebbe sembrare una contraddizione in termini, poiché ciò che è ‘quieto’ spesso viene ignorato. Paradossalmente, i “prodotti quieti” sono spesso quelli con cui la maggior parte della gente si trova più a suo agio. Insieme a questa consapevolezza c’è quindi l’opportunità di influenzare la società rivolgendosi a una moltitudine di persone, invece che a pochi. È comunemente inteso che la produzione di massa è priva di personalità e valore artigianale. Io credo che un prodotto creato in modo industriale abbia il potenziale per comunicare un’aura di qualità implicita nel delicato equilibrio di forma, materiali e funzionalità combinati senza presunzione, e per fornire prodotti accessibili a un costo proporzionato al processo di produzione. Questo equilibrio non è facile da raggiungere perché esclude sovrapposizioni di elementi; l’obiettivo è creare oggetti che ‘tocchino terra con leggerezza’, dotati di personalità che arricchiscano l’ambiente senza eclissarlo. Realizzare questo equilibrio, articolato esteticamente attraverso le proporzioni e metaforicamente attraverso l’utilizzo corretto ed opportuno di materiali e tecnologie produttive, è possibile anche grazie alla riduzione del superfluo, senza spogliare un articolo della sua ‘anima’. Qui sta l’opportunità di creare forme che attraverso la loro semplificazione possiedano una leggerezza affine a quella presente in natura, dove il superfluo non esiste, e la sensualità e la morbidezza esistono da sempre, quietamente.
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