26 aprile 2012
© Studio Irvine
In che modo ti approcci al design?
La mia idea di design è in continua evoluzione. Ciascun progetto ha necessità e requisiti diversi e trova espressione in contesti differenti: il mio approccio al design si modella necessariamente attorno alle sue necessità. Un designer deve essere flessibile. Trovo interessante quando i designer fanno un passo indietro. I designer di oggi hanno un ego enorme. A me piace invece pensare al prodotto come all’opera di un “eroe sconosciuto”.
Qual è stata la fonte di ispirazione per la collezione Juno?
Fin dall’inizio, l’idea era quella di creare una sedia ottenuta da un unico stampo tramite stampaggio a iniezione assistito da gas. La vera sfida del progetto consisteva nel creare un programma che tenesse in considerazione l’uso di questa tecnologia durante tutto il processo di design. Dal punto di vista del design volevo snellire la sedia per renderla leggera, non solo esteticamente. Senza rendermene conto stavo in realtà cercando un linguaggio più tradizionale che si avvicinasse al legno massiccio o al multistrato. Volevo creare un oggetto dalla forma essenziale e decisa. Per conferire alla silhouette un aspetto leggero e slanciato il bordo esterno della gamba è di soli 8 millimetri; la sezione aumenta poi in larghezza andando verso il centro della sedia per dare stabilità alle gambe e integrità all’intera struttura. A livello teorico questa idea ricorda più una struttura in legno massiccio che in plastica. Se guardata di profilo, la sedia è sottile: uno stratagemma visivo per conferire all’intera struttura un aspetto più leggero. Tutto questo è reso possibile dalla tecnologia che abbiamo usato: utilizzando uno stampaggio a iniezione assistito da gas la plastica è molto precisa. Ho potuto quindi attingere da ciò che per me è il meglio — precisione, tecnologia, concetti classici — combinandolo insieme.
© Marco Covi
Perché hai scelto la plastica?
La plastica ti permette di creare forme incredibilmente fluide in totale libertà. Puoi fare tutto ciò che vuoi. Un’occasione invitante. Ma poi, come succede spesso con le nuove tecnologie, dopo l’entusiasmo iniziale nell’esplorare tutte le possibilità a disposizione, mi oriento verso qualcosa di più familiare, più vicino a ciò che considero “design di qualità”. Attraverso la tecnologia è possibile dare una forma simbolica all’innovazione.Il mio processo di design si è concentrato sul controllo della materia plastica, piuttosto che sul dare alla materia la possibilità di plasmare la forma.Juno è una sedia pratica ed elegante che — credo — durerà nel tempo.
Secondo te, quando il design può essere definito di qualità?
Mi affascina sempre di più osservare come le persone si comportano con un prodotto finito.
Come reagiscono di fronte a un oggetto?
Sai che il prodotto ha riscosso successo quando vedi che chi lo utilizza è a proprio agio. Si può imparare tantissimo osservando il dialogo che si crea tra una persona e un oggetto di design. È proprio un rapporto reciproco. Una grande fonte di ispirazione per me.
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