Londra, 2012: la mostra “Lina Bo Bardi: Together”, nata dalla collaborazione creativa tra la curatrice Noemi Blager, il regista Tapio Snellman e l’artista Madelon Vriesendorp, con la sponsorizzazione di Arper, ha celebrato non solo i prodotti ma anche la creatività dell’architetto di origine italiana, considerata un’autentica libera pensatrice.
Perché Arper è diventata partner dell’Instituto Lina Bo and P.M. Bardi per ricreare e produrre un’edizione della Bardi’s Bowl chair, famosa icona, mai industrializzata prima?
Molto semplicemente perché condividiamo gli stessi valori e ideali: crediamo nel design quale strumento di dialogo ricco di significato.
Ideata nel 1951 in Brasile, paese di adozione di Lina Bo Bardi, la Bowl Chair è un’icona dello stile versatile della sua creatrice. In equilibrio tra il mondo della produzione industriale e l’oggetto come esemplare unico, Lina Bo Bardi immaginava una Bowl Chair dotata di una struttura flessibile ma al contempo di una forma universale ed essenziale. Tuttavia, come accade con tutte le creazioni della Bo Bardi, è l’interazione tra uomo e oggetto l’aspetto predominante dell’opera.
Sono queste le qualità che Arper ricerca in ognuna delle sue collezioni. Apprezziamo l’ottimismo e l’espressione di oggetti quotidiani che ci permettono di utilizzarli e rivelano al contempo le nostre idee ed opinioni. Crediamo nel design quale parte integrante del dialogo e della convivialità, quale artefice di un dialogo tra forma e funzione, tra un’azienda e i propri clienti, o tra la realtà in cui viviamo e il nostro io ideale. Crediamo nel design quale lingua essenziale per collegare il passato al presente e ricordarci cosa realmente conta. Lina riteneva che la standardizzazione, ovvero creare sistemi aperti e flessibili che fossero semplici, sensuali e vivi, significasse creare del potenziale. Anche noi la pensiamo così.
Ecco, quindi, la Lina Bo Bardi Bowl chair.