Cultura

Intervista con Noemi Blager

01 September 2014
Intervista con Noemi Blager

Una conversazione con Noemi Blager, curatrice della mostra itinerante Lina Bo Bardi: Together che ha debuttato nel 2012 presso il British Council Gallery di Londra ed oggi è in tour attraverso l’Europa.

In che modo l’architetto Lina Bo Bardi, di origine italiana, si è affermata in Brasile?

Lina nacque a Roma nel 1914. Dopo aver conseguito la laurea in architettura, si trasferì a Milano, dove lavorò con Gio Ponti, dando il suo contributo a numerose pubblicazioni. Lina fece propri i valori del movimento modernista e concepì l’architettura come un mezzo per migliorare la vita delle persone. Ma negli anni della guerra assistette a un’enorme distruzione e sfortunatamente non riuscì mai a realizzare un progetto architettonico in Italia. Dopo il conflitto, fu molto delusa dalla situazione politica del suo Paese. Nel 1946 sposò Pietro Bardi, mercante d’arte e giornalista, con il quale si imbarcò per il Sud America. In Brasile incontrarono Assis Chateaubriand che invitò Bardi a fondare e dirigere un museo d’arte contemporanea che poi diventò il MASP, progettato proprio da Lina. Per Pietro e Lina questa fu l’opportunità di creare dei programmi innovativi per un museo d’arte. Lina era contraria all’idea dei musei come mausolei dell’arte ed era convinta che dovessero essere scuole di vita, dove le persone potevano entrare in contatto con l’arte, sperimentare e imparare senza fare distinzione tra l’arte con la “A” maiuscola e quella con la “a” minuscola. Lina si innamorò del Brasile, della sua gente, della sua cultura, dell’africanità del paese e degli aspetti sociali che contraddistinguevano il suo popolo.

Qual era la sua filosofia nei confronti dell’architettura?

Trovo che ci sia un legame interessante tra Lina Bo Bardi e Jorge Luis Borges. Secondo il concetto di “lettura è scrittura” di Borges è il lettore che completa la storia  e solo allora la letteratura può esistere. Lina sosteneva che l’architettura non può esistere finché l’uomo non prende possesso dello spazio di un edificio, dando vita a “un’avventura umana che si sviluppa nel tempo”. Nei suoi scritti Borges non guida il lettore con aggettivi o descrizioni, perché solo la narrativa essenziale coinvolge il lettore e gli permette di “creare” la sua storia.Anche l’architettura di Lina è essenziale — un’organizzazione ingegnosa dello spazio che consente alle persone di completarlo con la loro presenza e con le loro attività. È un’esperienza che coinvolge le persone, conferendo loro potere. Senza le persone l’architettura sarebbe incompleta.

 

In che modo si è sviluppata l’idea della mostra?

Quando ho scoperto l’opera di Lina Bo Bardi in Brasile, ciò che mi ha appassionato è stato il suo approccio di architetto europeo nei confronti di una cultura nuova. Osservò il modo di vivere locale — il comportamento e la cultura delle persone — e cercò di rappresentarlo nel suo lavoro. Volevo raccontare questo suo atteggiamento, anziché limitarmi a mostrare i suoi edifici. Ho deciso di provare a ricreare il suo modo di lavorare, portando il pubblico quanto più vicino possibile all’esperienza di trovarsi negli spazi che lei aveva progettato. Per farlo, ho chiesto al cineasta finlandese residente a Londra, Tapio Snellman, di realizzare un’installazione cinematografica che facesse percepire l’atmosfera degli edifici di Lina a San Paolo, concentrandosi in particolare sul SESC. Nel SESC si incontrano persone di ogni ceto sociale, che svolgono ogni tipo di attività, dal nuoto agli scacchi alle lezioni di ricamo. Lina Bo Bardi ha trasformato questo edificio in uno spazio unico, al tempo stesso pubblico e familiare. C’è una enorme zona living che — nonostante la dimensione — possiede l’intimità di uno spazio domestico. Si tratta di una sorta di intimità pubblica.Ho coinvolto l’artista olandese residente a Londra, Madelon Vriesendorp, dotata di una sensibilità affine a quella di Lina, chiedendole di contribuire all’installazione come tributo a lei dedicato.

© Matti Östling

Madelon ha voluto approcciarsi a questo progetto scegliendo di lavorare con le persone, in Brasile. Così abbiamo organizzato un workshop alla Solar do Unhão, il Museo di Arte Moderna di Bahia progettato da Lina, dove i bambini della comunità locale hanno realizzato dei manufatti con cartone riciclato, che Madelon ha raccolto insieme agli oggetti che lei stessa ha prodotto e adaltri manufatti di artigianato locale. La combinazione dei manufatti e dei video di Tapio Snellman, all’interno dell’ambientazione progettata per la mostra, contribuisce a creare l’atmosfera particolare che volevamo comunicare.

Chi ha progettato la mostra?

Assemble, un collettivo di architetti, artisti e designer: un team molto creativo. Desideravano lavorare sul progetto per conoscere meglio Lina Bo Bardi. Una delle sfide più difficili era creare un’esibizione che potesse essere spostata e adattata a spazi sia chiusi sia aperti. Dopo averla esposta alla British Council Gallery di Londra, la mostra sarà in tour in altre città europee e americane.

© Schnepp Renou

Qual è il coinvolgimento di Arper?

Arper condivide molti dei valori centrali di Lina, che sono sostanzialmente umanistici. Il suo concetto di cultura guarda alla vita e al contatto con le persone e la natura. Arper sta fornendo il proprio contributo per diffondere e accrescere la conoscenza dell’opera di Lina Bo Bardi non limitandosi a sostenere la mostra, ma esplorando le idee progettuali di Lina attraverso la realizzazione di una riedizione della Bowl Chair da lei disegnata nel 1951, e mai industrializzata. Quest’esperienza avrà come risultato la produzione di un’edizione limitata.